Problema
Lo spreco alimentare non riguarda solo il cibo gettato via, ma anche tutte le risorse impiegate per produrlo con le relative implicazioni ambientali che ne conseguono. Pensiamo a quanta terra, acqua, energia e fertilizzanti utilizzati e non necessari vengono sprecati, ma anche a quanti gas serra vengono inutilmente emessi nell’atmosfera.
Nel 2012 in Italia lo spreco di cibo ha determinato uno “spreco” di:
- 1.226 milioni di metri cubi d’acqua, bene sempre più prezioso. Di questi, 706 milioni di metri cubi sono sprecati a causa del comportamento dei consumatori, mentre 520 milioni di metri cubi sono stati persi lungo la filiera prima di raggiungere le tavole.
- 24,5 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 , di cui 14,3 milioni di tonnellate vengono attribuite allo spreco dei consumatori, mentre 10,2 milioni sono associabili alla filiera agroalimentare. I gas serra emessi nello spreco alimentare sono equiparabili a circa il 20% delle emissioni di gas serra emessi dal settore dei trasporti.
- 228.900 tonnellate di azoto reattivo contenuto nei fertilizzanti, di cui 143.100 tonnellate immessi inutilmente nell’ambiente a causa del comportamento dei consumatori e i restanti 85.800 tonnellate rilasciati lungo la filiera. L’azoto immesso nell’ambiente (quello sprecato è pari al 36% del totale aggiunto con i fertilizzanti) ha un pericoloso impatto sia sulla qualità delle acque sia sulla flora e fauna degli ecosistemi idrici.
Soluzioni
Cosa puoi fare tu?
- Prima della spesa controllare cosa serve veramente
- Quando cucini fai attenzione alle quantità
- In frigo mettere davanti i cibi a breve scadenza
- Congelare i cibi che non puoi mangiare a breve
- Utilizzare ricette per utilizzare avanzi e scarti
- Privilegiare l’acquisto di prodotti freschi e di stagione
- Regalare un pò ai tuoi vicini di casa se è troppo per te
- Porta a casa gli avanzi del ristorante. Non crearti problemi.
- Se la confezione è scaduta non preoccuparti l’alimento risulta ancora per altri pochi giorni idoneo al consumo.
- Prima di buttare un alimento annusa, guarda e se l’aspetto è buono assaggia.
Cosa può fare la ricerca e l’impresa?
- studi sulla vocazionalità produttiva dei territori e dei suoli, nonché sulla biodiversità locale e sull’adattabilità di piante/animali ai cambiamenti climatici, in modo da ridurre le problematiche fitosanitarie e sanitarie che comportano scarti alla produzione;
- ricerca varietale che agisca sul calendario di commercializzazione dei prodotti, studio e introduzione di sensori in campo in grado di prevedere e quindi di rendere possibile la programmazione delle produzioni;
- miglioramento dei malfunzionamenti tecnici e riduzione delle inefficienze dei processi di trasformazione;
- ricerca e innovazioni tese a aumentare la shelf life dei prodotti, anche mediante packaging innovativi;
- miglioramento delle tecnologie impiegate nella conservazione dei prodotti durante le fasi di trasporto, distribuzione e vendita;
- analisi delle catene alimentari, con studio per ciascuna fase delle filiere, dei relativi flussi in ingresso (input), in uscita, laterali e le perdite, migliorando la disponibilità di dati sul dove e perché si verificano le perdite;
- riprogettazione dei flussi di materiali in un’ottica strategica tesa ad aumentare l’efficienza delle risorse (ingegnerizzazione dei processi, con l’aiuto di software di gestione innovativi dei flussi e dei processi produttivi);
- sviluppo di sistemi di stoccaggio e soluzioni logistiche più efficienti, con riferimento alla tipologia di prodotti, alla taglia degli impianti e ai luoghi di produzione/trattamento;
- definizione di modelli organizzativi interaziendali a supporto della produzione e della trasformazione (forme associative, contratti di filiera, ecc.);
- messa a punto di modelli di filiera corta o di sviluppo locale integrato, fondati sulla nascita di attività economiche adatte ai territori e agli sbocchi di mercato locali sia per i prodotti primari sia per i sottoprodotti;
- valutazione dell’impatto delle perdite e degli sprechi alimentari sui prezzi delle produzioni;
- studio e comprensione dei comportamenti dei consumatori e delle barriere che si oppongono alla riduzione degli sprechi;
- introduzione di strumenti che sfruttino i social network o applicazioni innovative delle ITC (es. augmented reality technololgy) per coinvolgere i consumatori nei processi e nei problemi produttivi o sensibilizzarli verso le più efficienti modalità di consumo e di utilizzo, inducendo così comportamenti attenti alla riduzione degli sprechi al consumo.
Valore economico dei prodotti sprecati lungo la filiera agroalimentare (euro)
Potete approfondire l’argomento con questo testo
Sprechi alimentari. Una prospettiva multidisciplinare. Consumatori e imprese a confronto
Fonte: INEA